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essi brillano nel sole e nitriscono nella notte...

 

 

Dalle Olimpiadi alle accuse di maltrattamento. Ancora nel dressage [VIDEO]

25/07/2024

Era già sbarcata a Parigi e ha dovuto rifare le valigie. Era pronta a vincere altre medaglie sulla pelle dei cavalli e invece è finita nella bufera con un’accusa di maltrattamento.

Charlotte Dujardin è l’atleta britannica più titolata nella storia delle Olimpiadi, considerata un asso e un punto di riferimento del settore. Improvvisamente circola un video, uno di quelli che non penserebbe mai che possa uscire dalla cerchia delle persone fidate e coinvolte negli abusi sui cavalli, e lo scandalo è servito: si vede la Dujardin frustare ripetutamente un cavallo mentre una sua allieva lo monta e un’altra persona fa il video ridacchiando per la scena che evidentemente considera divertente.

NON È UNA NOVITÀ: l’elenco dei maltrattamenti documentati da video che sarebbero dovuti rimanere nascosti è lungo.

Due anni fa un altro “famoso”, stavolta del salto ostacoli, Ludger Beerbaum, fu beccato da un’emittente televisiva sotto copertura a praticare il cosiddetto “sbarramento”, pratica addestrativa di salto ostacoli vietata.

Cesar Parra, dressagista ai più alti livelli incluse le Olimpiadi, è apparso in alcuni video in cui frusta cavalli colpendoli in testa, sulla groppa e sugli arti e in cui applica il “rollkur”, altra tecnica vietata.

Evi e Tanya Strasser, mamma e figlia dressagiste canadesi, sono state accusate del maltrattamento di un cavallo nella loro scuderia.

In Danimarca un giornalista sotto copertura si è fatto assumere come groom a Helgstrand Dressage e ha filmato e documentato ripetute pratiche violente e abusi, tra cui il rollkur.

Nel 2021 alle Olimpiadi di Tokyo, in mondovisione, la tedesca Annika Schleu iniziò a frustare, tirare in bocca e colpire ai fianchi con gli speroni il cavallo Saint Boy che si rifiutava di gareggiare, mentre la sua allenatrice Kim Raisner la incitava a colpirlo con più forza, assestandogli anche lei un pugno dalle transenne.

Nel 2020 Leandro Aparecido da Silva, 44enne cavaliere di dressage della squadra olimpica brasiliana, e suo figlio maltrattano brutalmente un pony per punirlo di avere morso l’altra figlia: i video finiscono in rete per sbaglio.

Nel 2016 l’irlandese Kevin Thornton, ai margini di un concorso ippico internazionale, costrinse il cavallo Flogas Sunset Cruise a fare due giri di pista al galoppo sfrenato mentre lui lo frustava brutalmente, per punirlo, finché il cavallo non si accasciò e morì.

Nel 2014 Paolo Margi, durante una sessione addestrativa violenta di dressage, provocò la rovinosa caduta del cavallo Flambo che poi morì atrocemente.

Sono solo conferme di quello che diciamo da sempre: l’ippica e gli sport equestri in generale sono forme di sfruttamento di animali forzati in ogni modo a compiere performance del tutto estranee alla loro natura e alla loro indole. Nel chiuso dei centri ippici e dei capannoni subiscono addestramenti coercitivi di ogni sorta. Questo succede poi alla luce del sole ogni volta che vengono portati in pista, in concorso o a correre un palio, macchiando il significato della parola sport. Non può essere chiamato sport un uso di animali contro la loro volontà, forzati da strumenti coercitivi e privati delle loro primarie esigenze etologiche. Vogliamo che gli sport equestri vengano estromessi dal CONI: se è stato possibile finora, a causa di una cultura di sfruttamento accettata da tutti spesso per ignoranza, oggi è ora di opporsi con fermezza, perché conosciamo quello che una volta non era così chiaro e visibile ai non addetti ai lavori. I cavalli non sono umani a cui piace competere per sport o per soldi. Non sono robot o macchine. Sono esseri senzienti e provano profondo disagio e persino dolore quando sono costretti ad assecondare gli umani in queste pratiche per loro inconcepibili perché contrarie alla loro natura.

 

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