...i miei tesori non luccicano né tintinnano,
essi brillano nel sole e nitriscono nella notte...

 

 

L’ormone del sangue torna sotto i riflettori

18/12/2025

Ci sono pratiche che, anche quando vengono denunciate, sembrano impermeabili al tempo. La produzione di PMSG/eCG – la gonadotropina sierica delle cavalle gravide – è una di queste: un sistema costruito sulla sofferenza di migliaia di animali, funzionale a un modello di allevamento intensivo che pretende di “ottimizzare” la riproduzione trasformando la vita in una variabile economica.

È in questo contesto che un nuovo, formale appello indirizzato alla Commissione europea riporta la questione al centro dell’agenda politica: una lettera datata 18 dicembre 2025, rivolta al Commissario europeo Olivér Várhelyi, politico ungherese con la delega comunitaria per la Salute e il benessere degli animali, con cui Animal Welfare Foundation (AWF) e Tierschutzbund Zürich (TSB) – insieme a un ampio fronte di organizzazioni internazionali, tra cui Italian Horse Protection (IHP) in rappresentanza dell’Italia – chiedono con urgenza la messa al bando del PMSG.

Che cos’è il PMSG e perché è un problema europeo

Il PMSG è un ormone naturale estratto dal sangue di cavalle gravide e impiegato per produrre farmaci veterinari destinati soprattutto agli allevamenti intensivi, in particolare suini, con l’obiettivo di sincronizzare e accelerare i cicli riproduttivi. È un meccanismo che IHP denuncia da anni, definendolo una “doppia tortura”: per le cavalle sottoposte ai prelievi e per gli animali negli allevamenti intensivi che subiscono ulteriori pressioni produttive.

L’investigazione 2023–2025: “Dieci anni di abusi, nessun cambiamento”

L’indagine condotta in Argentina e Uruguay tra il 2023 e il 2025 documenta un quadro già noto, ma non per questo meno sconvolgente: oltre 10.000 cavalle sfruttate, con prelievi fino a 10 litri di sangue a settimana per circa 11 settimane; gestione violenta, condizioni carenti di acqua, nutrizione e riparo; animali feriti o debilitati lasciati senza cure; aborti praticati come routine per “riutilizzare” le cavalle nella stessa annata riproduttiva.

Quello delle “fattorie del sangue” è un copione che, come ha scritto più volte IHP, resta drammaticamente invariato nonostante promesse, audit e manuali: un sistema che continua a funzionare perché continua a trovare mercato.

Il “retro-ingresso” nell’UE: l’allarme su Syntex e le autorizzazioni

Un passaggio particolarmente delicato riguarda la ricostruzione – riportata dalle ONG – della strategia commerciale che consentirebbe di far arrivare PMSG nel mercato europeo “dalla porta di servizio”, attraverso una struttura societaria in Irlanda e autorizzazioni nazionali in più Stati membri per la distribuzione del prodotto Fixplan. Le associazioni sostengono che così si aggiri, di fatto, l’incompatibilità di quelle pratiche con gli standard europei di benessere animale.

Su Fixplan, IHP era intervenuta già nel 2021 chiedendo alle istituzioni italiane di bloccare autorizzazioni e commercio di farmaci prodotti con il sangue di cavalle gravide, richiamando l’aspetto etico e normativo della vicenda.

EFSA nel 2026: un passo avanti, ma insufficiente

Nel dibattito istituzionale europeo un elemento è ormai acquisito: la Commissione ha incaricato EFSA di produrre un parere scientifico sul benessere degli equini nella produzione di gonadotropina, atteso nel 2026. IHP ha riconosciuto questo come un segnale di movimento, ma ha anche sottolineato quanto sia inaccettabile rimandare ancora: IHP documenta la questione da anni e mostra che in Europa – e in Italia – si ricorre a farmaci con questo principio attivo.

Anche la lettera del 18 dicembre 2025 è netta: bene l’approfondimento EFSA, ma serve agire subito.

La linea delle ONG: tre divieti, senza ambiguità

Le richieste indirizzate alla Commissione, così come riassunte nella lettera, si articolano su tre livelli:

  • Divieto di produzione (anche riconoscendo che la raccolta di sangue per PMSG può rientrare in pratiche non essenziali e quindi incompatibili con la normativa UE sugli animali utilizzati a fini scientifici).
  • Divieto di importazione, richiamando la possibilità di restrizioni per ragioni di tutela animale e morale pubblica.
  • Divieto d’uso, evidenziando che esistono alternative e che l’impiego non è “essenziale”.

È una posizione coerente con la mobilitazione civile e politica che negli ultimi anni ha preso forza anche grazie al lavoro di informazione: dalle inchieste giornalistiche alle interrogazioni parlamentari europee sostenute da IHP.

IHP e il coordinamento internazionale: l’Italia in prima linea

IHP non è “una voce tra le altre”: è il riferimento italiano in un coordinamento internazionale che da anni porta prove, analisi e pressione istituzionale sul tema, dall’Islanda al Sud America. Sul fronte islandese, nel 2025 una coalizione europea – al cui interno IHP rappresenta l’Italia– ha consegnato 300.000 firme al Ministero dell’Industria a Reykjavík per chiedere di non rinnovare la licenza alla farmaceutica e fermare il commercio di sangue delle cavalle gravide destinato al PMSG. Questa capacità di unire investigazione, advocacy e cultura della tutela non è un dettaglio: è parte dell’identità di IHP che lavora per un cambiamento normativo e culturale a tutela degli equidi, oltre ad agire sul campo nel proprio Centro di recupero riconosciuto dal Ministero della Salute.

Perché questa storia riguarda tutti noi

Il PMSG non è una “questione estera”. È una filiera che parla europeo: perché la domanda nasce dove l’allevamento intensivo spinge la produzione oltre ogni limite; e perché, finché il mercato resta aperto, le sofferenze documentate in Argentina, Uruguay o Islanda continueranno a essere un costo “invisibile” incorporato nei sistemi produttivi.

Da oltre un decennio IHP lo dice con chiarezza: senza un divieto ufficiale, le sospensioni volontarie sono fragili e altri fornitori sono pronti a colmare il vuoto.
La strada non è l’indignazione a intermittenza, ma una scelta politica netta, verificabile, vincolante.

Ora l’Europa ha davanti due opzioni: aspettare il 2026, oppure riconoscere che la tutela animale non può essere un orizzonte “programmato”, ma un dovere immediato.