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IPPICA: IHP scrive al Ministero

16/10/2023

Dopo la lettera inviata dalle associazioni di allevatori, proprietari, allenatori e guidatori ippici, che chiedono al Ministero dell’Agricoltura più fondi per superare la crisi che va avanti ormai da molti anni, il presidente di IHP Sonny Richichi ha scritto una lettera al Ministro Lollobrigida, al Sottosegretario La Pietra e al neo Direttore generale Chiodi, per rappresentare il punto di vista dei cittadini che hanno a cuore la tutela dei cavalli.

Ecco il testo della lettera:

Signor Ministro, Signor Sottosegretario, Signor Direttore Generale per l’Ippica,

L’associazione che rappresento, nell’ambito delle sue molteplici attività per la tutela dei cavalli e degli altri equidi, svolge un monitoraggio sull’ippica italiana e segue da tempo le vicissitudini di questo comparto, non mancando di segnalare le criticità alle autorità e agli Organi di governo.

Sappiamo della pressione che le associazioni degli allevatori, dei proprietari, degli allenatori e dei guidatori stanno tentando di esercitare allo scopo di ottenere più fondi per il mantenimento in vita del comparto.

Vorremmo, con la presente, porgere alla Vostra attenzione una serie di considerazioni.

La crisi dell’ippica, secondo il nostro parere e le nostre evidenze, deriva solo in piccola parte da un fattore meramente economico e organizzativo. Essa è andata crescendo di pari passo con il calo delle scommesse degli italiani e con la crescente presa di coscienza dell’uso a cui sono sottoposti i cavalli, che ha determinato e sta determinando un allontanamento tanto più netto da quel mondo quanto più si evidenzia il contrasto tra il proclamato benessere dei cavalli e la realtà, che prima o poi emerge in tutta la sua crudezza.

Ci riferiamo all’età in cui i cavalli vengono messi in pista, ai tanti incidenti spesso mortali, al loro destino incerto quando vengono dismessi, alla generale mancanza di trasparenza.

È noto che il cavallo completa la formazione dell’apparato muscolo-scheletrico non prima dei 5 anni di vita: di conseguenza è chiaro che sottoporre un puledro di 18 mesi a una vita scuderizzata (leggi: isolamento), ad allenamenti, viaggi e gare sia una forma di abuso che sempre più persone considerano inaccettabile. Senza contare l’elevato rischio di incidenti catastrofici, a causa di arti estremamente sollecitati quando ancora non completamente formati e, altresì, il rischio di collassi cardiaci o polmonari. A questo proposito riterremmo urgente imporre almeno il divieto di far gareggiare cavalli sotto i 5 anni di età.

Lo scorso anno abbiamo dato conto, attraverso i nostri canali, della morte di ben 10 cavalli tra il 2019 e il 2022: un elenco tutt’altro che esaustivo, in quanto si tratta di incidenti di cui siamo venuti a conoscenza tramite nostre ricerche private, perché è difficile che circolino notizie ufficiali sui cavalli morti o feriti gravemente in pista, che nei risultati delle corse vengono classificati come “caduti” o “ritirati”. Allorquando le morti vengano rese pubbliche (quasi sempre grazie agli organi di stampa o alle associazioni) in molti casi non si conosce la causa per mancata effettuazione dell’autopsia. È comune a molti decessi la giovanissima età dei cavalli, a conferma di quanto scritto sopra. Ci si interroga sul perché, di fronte a eventi così tragici, ci sia una tale mancanza di trasparenza da parte di tutta la filiera.

Il cavallo è un animale longevo, che può raggiungere e superare i 30 anni di vita e arrivare fino ai 40. Nell’ippica viene fatto correre fino a 8-9 anni circa: dopo, o viene impiegato come riproduttore se considerato di buona genealogia, oppure viene dismesso e spesso non si conosce il suo destino. Essendo animali utilizzati in un comparto gestito dal pubblico e finanziato con soldi pubblici, la trasparenza sulla loro movimentazione sarebbe d’obbligo e restituirebbe ai cittadini l’immagine di un’amministrazione preoccupata del benessere dei cavalli anche oltre l’impiego in pista. Ma, soprattutto, suscita perplessità e sgomento la mancanza di un programma per il mantenimento e la cura dei cavalli anziani o infortunati indipendentemente dalla loro genealogia e quindi dalla capacità di “produrre reddito” anche fuori dalle corse.

Se non si risolvono queste problematiche di base, il disinteresse e la diffidenza dei cittadini nei confronti dell’ippica saranno giustamente sempre più marcati e renderanno vano qualsiasi tentativo di incentivare il comparto con maggiori stanziamenti, rendendolo anzi, agli occhi dell’opinione pubblica, un clamoroso spreco di risorse in un momento storico in cui la sensibilità al tema dei soldi e degli investimenti è più alta che mai.

La conoscenza e l’etica si evolvono: 100 o 50 anni fa era considerato normale incentivare l’allevamento di cavalli per i più svariati utilizzi sportivi e commerciali. Oggi l’opinione pubblica li vede sempre più come animali d’affezione e non tollera che venga loro imposta una vita innaturale, un destino spesso incerto e a volte una morte precoce: questo andamento è inesorabile e destinato a crescere col passare del tempo.

Da parte nostra, pur avendo obiettivi opposti a quelli del comparto ippico, siamo disponibili a un dialogo e a un confronto che possano portare a qualche cambiamento concreto nell’immediato, nello stile del dialogo con le Istituzioni che ci ha sempre contraddistinto.

Confidando nella Vostra attenzione e in un gradito riscontro, porgo i miei più cordiali saluti.

Sonny Richichi - presidente IHP

 

(foto: Coalition For The Protection Of Racehorses)

 

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