...i miei tesori non luccicano né tintinnano,
essi brillano nel sole e nitriscono nella notte...

 

 

Ippica, IHP chiede blocco fondi al Governo

19/05/2020

Il ministro delle Politiche Agricole Teresa Bellanova ha chiesto al Governo di annunciare con urgenza la ripresa delle corse dei cavalli a partire dal prossimo 22 maggio. Nei giorni scorsi si erano susseguiti gli appelli sempre più pressanti della filiera ippica al ministro e al sottosegretario Giuseppe L’Abbate per tornare a correre prima possibile ed evitare una “crisi irreversibile”. 

Appelli raccolti dal ministro Bellanova che ieri ha scritto al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al ministro della Salute Roberto Speranza per sollecitare la riapertura degli ippodromi alle corse ippiche perché – come si legge nella nota pubblicata sul sito del Mipaaf - “un ritardo nella ripresa delle corse produrrà un ulteriore danno economico per il mondo allevatoriale”.

IHP ha immediatamente scritto al presidente del Consiglio, al ministro della Salute, al ministro delle Politiche Agricole e al sottosegretario L'Abbate per chiedere invece che il Governo Italiano smetta di erogare fondi pubblici a pioggia a un’attività ormai anacronistica, basata sullo sfruttamento di animali. Nel 2019 gli ippodromi hanno ricevuto oltre 46 milioni di euro di fondi pubblici.

“Crediamo sia ora che lo Stato italiano si renda conto che l’ippica è il retaggio di un passato da lasciarsi alle spalle e che non ha niente a che vedere con la tutela e il rispetto dei cavalli. Riteniamo fuori luogo che un ministero finanzi con soldi pubblici e gestisca le corse, senza dall’altra parte avere il benché minimo controllo sul destino dei cavalli, visto che l’anagrafe fa acqua da tutte le parti e che la tracciabilità dei cavalli è un’utopia – dichiara il presidente di IHP, Sonny Richichi - Diverse inchieste, non solo in Italia, dimostrano che i cavalli 'rottamati' dall’ippica possono finire facilmente nei circuiti delle corse clandestine e della macellazione. Chiediamo che il Governo si faccia carico della tutela degli animali, che sarebbe peraltro tra i compiti istituzionali del Mipaaf, e non di un settore che lucra sul loro sfruttamento”.

“Per decine di anni le corse di trotto e galoppo hanno prodotto giri di soldi importanti, con i cavalli ridotti quasi sempre a strumenti, né più né meno delle motociclette: da mettere a punto e da lustrare finché producono performance in pista, da rottamare quando sono incidentate o usurate – prosegue Richichi -.  Da diversi anni quel giro di soldi è calato drasticamente, mandando il settore in crisi: un po’ per il vistoso calo nelle scommesse, sostituite dai nuovi giochi e dalle scommesse sportive allargate ad altri sport. Un po’ perché l’opinione pubblica non è più attratta da spettacoli costruiti sullo sfruttamento di animali. Lo Stato deve smettere di finanziare con i soldi dei cittadini attività che provocano sofferenza e sono spesso criminogene”.