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Colleferro - comunicato congiunto ENPA, IHP, IRDA e LEGAMBIENTE: “Ancora molti cavalli da mettere al sicuro”

04/03/2014

Le Associazioni lanciano una nuova campagna di adozione e la raccolta fondi per sostenere le ingenti spese legate al sequestro. In un video, il racconto di quanto avvenuto finora

VIDEO: la storia del sequestro di Colleferro

A un anno di distanza dall’Operazione Colleferro che ha portato al sequestro di equini e bovini maltrattati nei Comuni di Colleferro, Segni, Valmontone, Gavignano e Paliano, la vicenda non sembra trovare fine e sono ancora molti gli animali da dare in affido. Per questo ENPA, IHP, IRDA e LEGAMBIENTE lanciano una nuova campagna di adozione e la raccolta fondi per far fronte alle tante spese da sostenere, come ad esempio quelle veterinarie, di alimentazione e trasporto.

Dopo il sequestro, quando i riflettori mediatici si spengono, le Associazioni sono rimaste a gestire una situazione che diventa di ora in ora insostenibile: ci sono ancora 5 cavalli da sequestrare, 10 da affidare e tantissime femmine che in questi mesi hanno partorito o stanno partorendo. Anche per i cavalli già affidati il lavoro non è terminato, considerando le visite di verifica, l’assistenza per situazioni particolari, il procedimento giudiziario appena avviato. Intanto i primi fondi raccolti sono esauriti, proprio mentre si profila la necessità di affrontare nuove ingenti spese. In questo VIDEO sono state raccolte alcune delle immagini più significative, per dare un’idea di cosa è stato.

“Le Istituzioni, le Autorità locali e le Procure – spiegano le Associazioni - non hanno stanziato un euro per far fronte al sequestro Colleferro, dimostrando quello che denunciamo da tempo e cioè che, senza l’iniziativa delle associazioni e dei cittadini, parlare di stop ai maltrattamenti rimarrebbe solo teoria. Stiamo lavorando per cambiare questa situazione, ma adesso è tempo di agire. Per questo lanciamo la raccolta fondi e una nuova campagna di adozione per portare al sicuro tutti gli animali”.

L’Operazione Colleferro è stato il sequestro più grande di equidi mai fatto in Italia, oltre 200 portati via dalla fame e dalla sete. Un caso clamoroso, soprattutto perché il maltrattamento di centinaia di cavalli, asini, muli, bardotti e bovini, protratto per lunghi anni prima del nostro intervento, avveniva sotto gli occhi di tutti, autorità e cittadini, ad opera di un personaggio locale che evidentemente riusciva a incutere un tale terrore da essere intoccabile. Un’operazione così imponente da richiedere la partecipazione congiunta della task force del Ministero della Salute, dei NAS, del Corpo Forestale, della Polizia di Stato, delle associazioni: anche questo non ha precedenti in Italia. Gli interventi sono stati divisi in tre fasi, dovendo coprire un’estensione di centinaia di ettari di terreno dove gli animali si erano ormai quasi tutti inselvatichiti, con complicate e pericolose operazioni di raduno, separazione, identificazione, cura, stallo provvisorio: portarle a termine senza feriti né umani né equini è stata un’impresa, considerate le circostanze e la mancanza di strutture adeguate. Il primo gruppo di equidi è stato sequestrato tra gennaio e febbraio 2013, il secondo ad aprile ed il terzo a giugno. Il lavoro sul campo è stato drammatico: tanti animali trovati morti o agonizzanti, in terreni dove i resti decomposti di cavalli comparivano ovunque. Quelli in più gravi condizioni sono stati portati in clinica, dove non tutti sono sopravvissuti. Per gli altri abbiamo dovuto provvedere a sistemare alla meglio due vecchie strutture fatiscenti, senza recinti sicuri, senza sorveglianza, senza neanche corrente elettrica.

Un’ultima fase è in corso in questi giorni: giovedì 27 febbraio sono stati sequestrati altri 3 cavalli vaganti nei terreni adiacenti al cimitero di Colleferro. Uno di loro presenta una grave lesione ad un occhio e probabilmente resterà cieco. Entro metà marzo procederemo alla messa in sicurezza degli ultimi due rimasti. Tutto questo è stato possibile grazie ad una incredibile catena di solidarietà ed al clamore mediatico suscitato dalle immagini del sequestro. A parte alcune forniture ricevute da ditte farmaceutiche, tutti i costi sono stati coperti dalle associazioni grazie alle donazioni di privati cittadini: cibo, cure veterinarie, cliniche, trasporti, personale di custodia, indennizzo al proprietario di una delle due strutture. Senza contare gli innumerevoli viaggi dei volontari dell’IHP e del Rifugio degli Asinelli, dalla Toscana e dal Piemonte, e l’opera dei loro veterinari Agnese Santi e Luca Merlone.

A nome di tutte le associazioni è partita una diffida legale nei confronti dei sindaci e dei dirigenti Asl dei Comuni interessati, affinchè facciano opportuna vigilanza e impediscano che il maltrattatore, ancora a piede libero, ricominci a trafficare con gli animali come ha già minacciato di fare.

Per chiedere in affidamento cavalli o pony sequestrati occorre mandare una mail a ihp@horseprotection.it e a tutela.animale@sanita.it.
L’Italian Horse Protection sta coordinando la raccolta fondi.

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