...i miei tesori non luccicano né tintinnano,
essi brillano nel sole e nitriscono nella notte...

 

 

Saphira, uccisa dall’ignoranza senza alcuno scrupolo

10/10/2014

(10 ottobre 2014)

Saphira aveva solo 12 anni, era in perfetta salute e aveva una giovanissima proprietaria che la adorava e dalla quale è stata portata via per sempre, ignobilmente caricata su un camion e macellata.

Era il 28 luglio quando ci contattò il padre della ragazza (formalmente proprietario), raccontandoci che Saphira era stata dichiarata sieropositiva all’anemia infettiva equina a seguito dei test di controllo. Aveva trovato i nostri contatti su internet, grazie ai tanti articoli pubblicati sulla materia, e ci chiedeva aiuto per trovare una soluzione per salvare la vita della cavalla poiché - a suo dire - sia l’Asl che il proprietario del centro ippico che la ospitava a Cazzago San Martino gli avevano prospettato solamente le ipotesi della macellazione o dell’abbattimento.
Ci interessammo subito al caso chiedendo copia della documentazione, e lo contattammo nuovamente il 31 luglio, scoprendo però con sconcerto che la cavalla era stata inviata al macello il giorno prima.

Da molti anni la nostra associazione promuove iniziative per informare proprietari e addetti ai lavori sulla scarsa pericolosità dell’anemia infettiva equina, comprovata sia dai più recenti studi scientifici (presentati anche durante il convegno internazionale del 1 ottobre 2012 promosso dal Ministero della Salute e dal CRAIE, Centro di Referenza nazionale per l’Anemia Infettiva Equina) che dagli orientamenti normativi. Inoltre, molti cavalli sieropositivi e perfettamente sani sono stati accolti in passato presso il nostro centro di recupero per sottrarli all’isolamento forzato, in assenza di alternative. Questi cavalli vivono liberi e non hanno mai manifestato alcun sintomo riconducibile alla malattia (GUARDA IL NOSTRO VIDEO)

Alla luce di ciò, abbiamo inviato un esposto all’Ordine dei Veterinari della Provincia di Brescia, per chiedere di far luce sul comportamento dell’Asl che, lungi dal fornire tempo e alternative al proprietario per trovare soluzioni finalizzate al benessere dell’animale – sempre secondo quanto riferitoci dal proprietario stesso - avrebbe invece avallato le pressioni di alcuni membri del circolo ippico affinché la cavalla venisse “eliminata” al più presto, visto che la sua permanenza avrebbe prolungato il fermo sanitario della struttura: poiché la cavalla era stata registrata sul passaporto come DPA (destinata alla produzione alimentare…perché al proprietario era stato spiegato che “va registrata così”), niente di più facile che mandarla velocemente al macello.
Tale comportamento ci sembra non solo eticamente inaccettabile, ma anche non in linea con l’orientamento del Ministero che, col passare del tempo dall’avvio del primo piano di controllo, ha sempre più modulato le ordinanze e le circolari a favore del mantenimento in vita e in condizioni di benessere degli equidi sieropositivi.

Oltre a questa considerazione generale, che speriamo venga tenuta nel dovuto conto almeno per eventuali situazioni simili in futuro, abbiamo denunciato due circostanze a nostro parere gravi:
1) Nell’Ordinanza n.6 del 30/07/2014 dell’Asl di Brescia, al punto d) viene disposto “l’isolamento del cavallo F. Saphira microchip 968000004927778 in un box nettamente separato, fino alla macellazione o alla soppressione con metodo eutanasico”: quest’ultima frase lascia intendere la possibilità di sopprimere un cavallo sieropositivo AIE, cosa che invece non è contemplata dalle vigenti normative ed è anche considerata non accettabile dal codice deontologico dei veterinari di Brescia, che all’art. 34 recita: “L’eutanasia dell’animale è atto esclusivamente Medico Veterinario, rientra nell’etica professionale del Medico Veterinario può essere effettuata al fine di evitare all’animale paziente sofferenza psico-fisica e/o dolore inaccettabili e nei casi consentiti dalla legge. E’ responsabilità professionale del Medico Veterinario garantire, quando si deve interrompere la vita di un animale, che ciò sia fatto con il maggior grado di rispetto possibile e con l’impegno a indurre la morte nella massima assenza di dolore e stress possibile.”
2) Nel documento di trasporto non viene specificato se l’equide sia DPA oppure no.

“E’ inaudito che nel 2014, a distanza di così tanti anni dalla prima Ordinanza emanata dal Ministero della Salute, si debba assistere ad una simile brutalità che non ha alcuna giustificazione. Dopo anni di nostre battaglie, anche i maggiori esperti di malattie infettive sono concordi nell’affermare che l’AIE ha un rischio di trasmissione e di sviluppo talmente basso da non richiedere più un piano di controllo nazionaledichiara Sonny Richichi, presidente IHPUccidere un cavallo perché positivo al test di controllo è un gesto inaccettabile. Saphira è stata destinata a una fine orribile dopo solo un giorno dal sequestro sanitario, senza dare al proprietario nemmeno il tempo di trovare una soluzione. Confidiamo in una ferma presa di posizione dell’Ordine dei Veterinari e della FNOVI (Federazione Nazionale dell’Ordine dei Veterinari Italiani).”

(nella foto: alcuni cavalli sieropositivi AIE, ospitati da IHP)