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La vita sociale del cavallo

  • Etologia

di Rachele Malavasi, divulgatrice scientifica su comportamento del cavallo e gestione del suo benessere

La natura del cavallo è sociale: vivere serenamente in gruppo rappresenta il vero ben-essere per un cavallo. Anni di selezione non hanno modificato questa esigenza a favore della vita con l’umano: la selezione ha reso il cavallo più docile (cioè più propenso a farsi guidare), ma sarebbe stato impossibile selezionare contro la necessità di vivere in gruppo. Tutto nel cavallo è rivolto al sociale, persino il suo cervello, il cui indice di girificazione* è fra i più alti nei mammiferi probabilmente, dicono i ricercatori, proprio per via dell’elevata complessità sociale1.

Bande funzionali: va’ dove ti porta il cuore

Partiamo dalla base: il nucleo centrale della società equina è la banda, non il branco come si dice comunemente. Il branco si forma dall’unione di più bande ed è una associazione transitoria, legata sia alle necessità di sopravvivenza più immediate (come la protezione dai predatori) che al raggiungimento di una vita appagante (conoscenza di nuove personalità, acquisizione di competenze dall’osservazione di altre bande, opportunità di cambiare banda, etc).  

Bande ne esistono di numerosi tipi2,3. La propria famiglia si chiama “banda natale” se è il gruppo di nascita, “banda familiare” se è il gruppo in cui il cavallo passerà la vita adulta. In ogni caso, è in genere composta da uno o più maschi adulti, 5 o 6 femmine ed i puledri fino ai 2-3 anni. La banda natale è solo l’inizio del percorso di vita di un cavallo, che cambia frequentazioni in funzione all’età in modo molto simile a noi: in effetti, sia noi che i cavalli (così come alcui cetacei, i carnivori sociali, i pipistrelli, gli elefanti ed altri) abbiamo una struttura sociale organizzata in “bande funzionali”, in cui cioè le diverse fasi della vita sono scandite dal passaggio ad una banda che permetterà l’acquisizione di competenze specifiche.

Ma come si passa da una banda all’altra? Perché lasciare il vecchio non sapendo cosa offre il nuovo? Come ci spiega Roberto Marchesini, zooantropologo, quando un individuo è messo di fronte a qualcosa che lo attrae ma che non può ottenere per mancanza di competenze, si crea in lui un “vuoto di conoscenza”, una lacuna che cercherà di colmare per raggiungere i propri obiettivi. Alcune specie possono essere più consapevoli di questo processo, come noi, mentre di altre non conosciamo il livello di consapevolezza. Possiamo però affermare che un cavallo sente di non essere in grado di ottenere qualcosa e viene attratto da tutti i contesti che faciliteranno l’acquisizione di competenze in quel settore. Per esempio, se un giovane puledro che vive ancora nella sua banda natale incrocia una banda di giovani stalloni, potrebbe esserne attratto ma, dopo essersi proposto per entrarvi, non essere accettato. Forse perché non è ancora abbastanza sicuro di sé, per esempio: ecco che sarà attratto da tutti quei contesti in cui dovrà mettersi alla prova, maturando sicurezza. La Natura farà in modo che queste sfide, nuove ma affrontabili, gli diano gioia (stimolino cioè la produzione di ormoni quali dopamina e serotonina) e quindi che voglia continuare ad affrontare sfide. Al successivo incontro con la banda di giovani stalloni, potrebbe essere pronto ed accolto. Se dovesse incontrare una femmina, il processo sarà lo stesso: non riuscirà a conquistarla e allora si creerà un vuoto di conoscenza, con conseguente necessità di acquisire competenze nel corteggiamento. Questi processi, che hanno una chiara valenza evolutiva e radicati nella biologia, ci fanno capire che l’apprendimento non è qualcosa che viene calato dall’esterno, ma è il frutto del desiderio di adattarsi all’ambiente sociale.

L’adolescenza del cavallo

La maggior parte dei giovani stalloni lascia la banda natale per unirsi alla banda dei pari, un gruppo composto di soli maschi principalmente dai 3 ai 7 anni. Oppure, possono formare bande di soli giovani a sessi misti, le “bande miste”, dove giovani maschi e giovani femmine convivono senza riprodursi, pur avendo raggiunto la maturità sessuale fisiologica perché ancora incapaci di mettere in atto i giusti rituali di corteggiamento. La fase adolescenziale per il cavallo svolge il ruolo di conferma della propria identità ed acquisizione di competenze utili per l’età adulta, in modo molto simile a quello che accade per gli adolescenti umani.

Quando si sentono pronti, i giovani che appartengono alla banda dei pari o a quella mista possono provare a convivere con femmine e maschi adulti in un gruppo di due o tre individui. Queste piccole bande spesso non reggono perché i giovani sono inesperti, non riescono a proteggere la femmina oppure sono troppo aggressivi, e tornano nelle bande da cui provenivano.

Alcuni giovani stalloni prendono una strada diversa, scegliendo di passare direttamente dalla banda natale ad una nuova banda familiare, senza passare per quella dei pari. Vanno cioè a proporsi come alleati dello stallone residente di una banda già formata. Un vantaggio per tutti: il giovane ha così modo di imparare direttamente da un esperto come gestire la banda e può sperimentare con le femmine meno ambite le sue capacità di corteggiamento; dalla parte dello stallone residente, avere un alleato è utilissimo quando la banda è attaccata da altri stalloni, perché l’alleato è il primo ad affrontare l’intruso ed in genere fallisce, dando al residente sia la possibilità di studiare le mosse dell’intruso prima del confronto, sia di fare una gran bella figura con le femmine perché, in genere, riesce a risolvere la situazione. Quindi in una banda non c’è un solo stallone? Non è detto, anzi le bande con più stalloni sono circa il 25% del totale4.

Le giovani femmine che lasciano la banda natale non sono mai sole: o entrano in una banda familiare già strutturata, o nelle bande miste. Fra femmine si creano dei legami talmente forti che possono durare anche una decina di anni: è più facile infatti che lo stallone venga allontanato da un pretendente, mentre le femmine restano unite fra loro. E comunque, se il nuovo stallone dovesse non piacergli, possono abbandonarlo, o decidere di rimanere con il vecchio anche se è stato battuto. In Natura raramente vince il più forte ma piuttosto il più abile a mediare, e non solo nella società equina.

Il gruppo domestico: tanto diverso?

Effettivamente, talmente diverso che non possiamo neanche parlare di una vera “banda”: mancano le migrazioni, gli stalloni stessi, la possibilità di scegliere con chi vivere. Tuttavia, anche nell’ambiente domestico si possono ricreare gruppi simili a quelli naturali facendo vivere assieme adulti, giovani, anziani, maschi e femmine, in modo che si creino tanti contesti in cui esprimersi e tante personalità con cui confrontarsi5. Dalla struttura sociale appena descritta, infatti,  emerge fortissima la necessità di dare ai cavalli delle vite varie, stimolanti, non in termini di esercizi ma ricche di possibilità di esprimersi e di cercare la propria via. Un cavallo vorrà essere mediatore, esploratore, sentinella, protettore… a seconda del gruppo con cui vive e dei contesti che incontra. Un cavallo che vive sempre con lo stesso soggetto esprime solo parzialmente se stesso, come se noi passassimo la vita frequentando solo una persona. Chi ritiene che il proprio cavallo non ami il vivere sociale, forse non ha mai avuto modo di vedere il proprio cavallo sviluppare le competenze adeguate a relazionarsi con il gruppo e solo dopo stare con altri cavalli: impossibile allora che un cavallo scelga la vita isolata!

  1. Schmidt, M. J., Knemeyer, C., & Heinsen, H. (2019). Neuroanatomy of the equine brain as revealed by high-field (3Tesla) magnetic-resonance-imaging. PloS one, 14(4), e0213814.
  2. Rubenstein ,D., Nunez, C.,2009. Sociality and reproductive skew in horses and zebras. In: Hager, R., Jones, C. (Eds.), Reproductive Skew in Vertebrates: Proximate and Ultimate Causes. Cambridge University Press, Cambridge.
  3. Ransom, J. I., & Kaczensky, P. (Eds.). (2016). Wild equids: Ecology, management, and conservation. JHU Press.
  4. Ringhofer, M., Inoue, S., Mendonça, R. S., Pereira, C., Matsuzawa, T., Hirata, S., & Yamamoto, S. (2017). Comparison of the social systems of primates and feral horses: data from a newly established horse research site on Serra D’Arga, northern Portugal. Primates, 58(4), 479-484.
  5. Sigurjónsdóttir, H., & Haraldsson, H. (2019). Significance of group composition for the welfare of pastured horses. Animals, 9(1), 14.

* L’indice di girificazione misura la variazione nel numero di giri, solchi e scissure nel cervello

 

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