...i miei tesori non luccicano né tintinnano,
essi brillano nel sole e nitriscono nella notte...

 

 

Farmaci ai cavalli senza necessità terapeutica: è maltrattamento

15/12/2025

Alla fine di novembre la Corte di Appello di Firenze ha confermato una condanna per maltrattamento di animali nei confronti di un imputato accusato di aver somministrato farmaci antinfiammatori a cavalli in assenza di una reale necessità terapeutica.
È questo il fatto nuovo, ed è una notizia di grande rilievo, perché segna uno dei rari casi in cui un giudice di merito applica in modo chiaro e coerente un orientamento già tracciato dalla Corte di Cassazione, ma finora rimasto troppo spesso lettera morta nelle aule dei tribunali.

Per IHP, che da anni denuncia l’abuso farmacologico nel mondo equestre come forma strutturale di maltrattamento, la decisione fiorentina rappresenta un passaggio cruciale: la teoria giuridica diventa finalmente prassi giudiziaria.

Il principio applicato: il maltrattamento non richiede una “lesione visibile”

Nel motivare la condanna, la Corte d’Appello si è posta in continuità con una sentenza della Cassazione del 2024 che aveva affermato un principio fondamentale: la somministrazione di farmaci senza finalità terapeutiche costituisce di per sé maltrattamento, anche in assenza di un danno clinicamente accertabile.

Secondo la Suprema Corte – e ora anche secondo i giudici fiorentini – non spetta alla Procura dimostrare che il cavallo abbia sviluppato una patologia o riportato una lesione specifica. Il danno è implicito nella condotta, perché consiste nel sottoporre l’animale a trattamenti:

  • privi di giustificazione medico-sanitaria,
  • contrari alla sua tutela,
  • lesivi della sua etologia e del suo equilibrio psico-fisico.

In altre parole, la salute del cavallo non coincide con la mera assenza di ferite, ma con il rispetto dei suoi limiti naturali.

Doping equino: una forma di maltrattamento riconosciuta dai giudici

Il passaggio più rilevante dell’orientamento giurisprudenziale – ripreso nella decisione di Firenze – riguarda il cosiddetto doping equino.
La Cassazione ha chiarito che somministrare farmaci per spingere un cavallo oltre le sue capacità naturali lo espone a stress, sofferenza e rischi ulteriori, compromettendone il benessere generale. È una manipolazione che lede la salute dell’animale in senso ampio, anche quando non produce effetti immediatamente visibili.

Questo approccio è perfettamente coerente con ciò che IHP afferma da anni:
l’uso improprio di farmaci non è una “zona grigia”, ma una violenza normalizzata, spesso mascherata da gestione sportiva o da prassi di scuderia.

Perché questa condanna è così importante per IHP

La sentenza della Corte di Appello di Firenze ha un valore che va oltre il singolo caso:

  • dimostra che l’orientamento della Cassazione può e deve essere applicato nei tribunali di merito;
  • rafforza la possibilità di contestare penalmente pratiche diffuse ma raramente sanzionate;
  • fornisce un riferimento concreto per le azioni legali e le segnalazioni sostenute da IHP.

Per l’associazione, che opera quotidianamente nel recupero di cavalli maltrattati e nella denuncia di sistemi di sfruttamento lesivi del benessere animale, questa decisione rappresenta un precedente operativo, non solo teorico.

È anche un messaggio chiaro al mondo equestre: non è necessario “rompere” un cavallo per maltrattarlo. È sufficiente piegarlo farmacologicamente a scopi che nulla hanno a che vedere con la cura.

Dalla giurisprudenza alla cultura della tutela

La condanna di Firenze segna un cambio di passo importante perché afferma un principio che IHP considera centrale nella propria missione: il cavallo non è uno strumento, ma un essere senziente, e qualsiasi pratica che ne alteri artificialmente le capacità viola la sua dignità.

Ora la sfida è far sì che questo orientamento non resti un’eccezione virtuosa.
Per IHP, la strada è chiara: continuare a vigilare, denunciare e intervenire affinché il diritto riconosca pienamente ciò che l’etica e la scienza affermano da tempo.

Il benessere del cavallo non si misura a fine gara. Si tutela prima.