...i miei tesori non luccicano né tintinnano,
essi brillano nel sole e nitriscono nella notte...

 

 

Proton: il cavallo, il Papa e il dibattito etico

21/10/2025

Il purosangue arabo “Proton”, offerto a Papa Leone XIV, accende una riflessione profonda: si può davvero “donare” un essere vivente, e addirittura venderlo, anche per fini caritatevoli? Per IHP, la risposta è chiara: la vita non si mette all’asta.

Un cavallo bianco, elegante e maestoso, ha portato il dibattito sul rapporto tra esseri umani e animali fin dentro le mura vaticane. Proton, purosangue arabo allevato nella storica scuderia di Janów Podlaski, in Polonia, è stato donato a Papa Leone XIV dall’imprenditore e allevatore polacco Andrzej Michalski, in occasione dell’udienza generale del 15 ottobre.

Il gesto nasce dal desiderio di rendere omaggio alla nota passione del Pontefice per i cavalli, maturata durante la sua missione in Perù. Un dono “personale”, dunque, ma subito caricato di significati più ampi. A sorprendere è stata la proposta avanzata dallo stesso donatore: mettere Proton all’asta e devolvere il ricavato alle opere di carità del Vaticano.

Da questa ipotesi è scaturito un acceso dibattito. Alcuni hanno lodato l’intento solidale, leggendo l’iniziativa come un gesto di generosità a favore dei più fragili. Altri, però, hanno sollevato questioni etiche e morali: è davvero accettabile trattare un essere vivente come un oggetto da donare, vendere o scambiare, anche se lo scopo finale è benefico?

Come IHP, non possiamo restare indifferenti di fronte a questa prospettiva. Da oltre vent’anni ci battiamo per affermare un principio semplice ma ancora troppo spesso disatteso: i cavalli non sono cose. Non sono strumenti di profitto, né trofei da esibire, né beni da monetizzare. Sono esseri senzienti, capaci di emozioni, relazioni, sofferenza e gioia. Riteniamo inaccettabile che, nel 2025, il valore di un cavallo possa ancora essere espresso in denaro, qualunque sia la finalità della transazione.

Siamo consapevoli che il gesto di Michalski sia stato ispirato da rispetto e ammirazione per il Papa, e che lo stesso Pontefice, da sempre sensibile al tema del creato, potrebbe non aver colto l’implicazione di quella proposta. Ma proprio per questo crediamo sia fondamentale ribadire un punto: la carità non può passare attraverso la mercificazione di una vita. Esistono infiniti modi per fare del bene senza ridurre un animale a merce di scambio.

Il messaggio evangelico e la figura di San Francesco d’Assisi ci ricordano che ogni creatura ha un valore intrinseco, indipendente dall’utilità che può avere per l’uomo. È questo lo spirito che anima il nostro lavoro quotidiano: offrire rifugio, rispetto e libertà a cavalli che provengono da situazioni di abbandono, sfruttamento o maltrattamento. Nei nostri centri, gli equidi vivono in branco, in spazi aperti, liberi di esprimere la loro natura e di riscoprire la fiducia negli esseri umani.

L’episodio di Proton è, per noi, l’occasione per rinnovare un appello: ripensiamo il modo in cui guardiamo ai cavalli. Non simboli, non beni, non doni da offrire o vendere, ma individui con una loro dignità, la stessa che riconosciamo a ogni forma di vita.

Se davvero vogliamo trasformare un gesto simbolico in un atto di amore, la strada non è l’asta: è il rispetto. È garantire a Proton – e a tutti i cavalli come lui – una vita libera, sicura e protetta. Perché la dignità non si monetizza.