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essi brillano nel sole e nitriscono nella notte...

 

 

Palio di Asti 2025, 750 anni di corsa: basta sfruttare i cavalli per “tradizione”

06/09/2025

Domenica 7 settembre l’edizione-anniversario del Palio. Piste pericolose, partenze al canapo, cadute e forzature rendono inevitabili i rischi. Dalla morte di “Mamuthones” all’inchiesta doping del 2014: ecco perché chiediamo lo stop a palii, giostre e quintane.

Domenica 7 settembre, ad Asti, si correrà il Palio dell’anniversario: 750 anni dalla prima attestazione storica. La corsa si disputa sul tracciato allestito in Piazza Alfieri e richiama migliaia di persone. Ma la solennità del rito non cancella la criticità di fondo: cavalli costretti a correre e a rischiare la vita per un divertimento popolare.

La posizione di IHP è netta e di principio: i cavalli non sono scenografia vivente né strumenti di competizione. Palii, giostre e quintane si corrono su piste cittadine con curve strette, fondo in terra battuta, barriere provvisorie e partenze al canapo che esasperano l’eccitazione degli animali. È un contesto che moltiplica i rischi di incidenti gravi, come la cronaca ha più volte mostrato.

Il Palio di Asti ne è un esempio paradigmatico. Il 15 settembre 2013 il cavallo “Mamuthones” morì alla mossa: le immagini mostrano i colpi di nerbo che lo fecero sobbalzare e inciampare sul canapo, cadendo rovinosamente e rompendosi l’osso del collo. IHP fece denuncia ma il fantino, Jonathan Bartoletti, venne assolto due anni dopo. Fu squalificato per 10 anni, ma questo non gli impedì di partecipare più volte al palio di Siena e ad altri. Domenica correrà anche il palio di Asti, a riprova che il rispetto verso i cavalli è solo una parola vuota usata a paravento.

Negli anni, anche le autorità sanitarie hanno riconosciuto criticità specifiche. Con l’Ordinanza del 3 agosto 2016 il Ministero della Salute ha limitato fortemente l’uso dei purosangue inglesi nelle corse di velocità extra-ippodromo, alla luce dell’elevato rischio in tracciati non omologati. Successive modifiche e deroghe hanno riaperto discussioni per giostre e quintane, fino alla recente normativa sui Palii approvata dal Governo Meloni (senza ascoltarci). Ma il principio resta: i PSI — selezionati per velocità — sono più esposti a lesioni su percorsi ristretti e con barriere. IHP ha detto chiaramente “no ai purosangue”. Il sindaco di Asti, invece, si è contraddistinto per aver chiesto, nel 2023, la reintroduzione dei PSI: una richiesta motivata con il fatto che le scuderie locali non potrebbero vivere allevando solo mezzosangue mentre l’allevamento dei purosangue potrebbe far crescere il giro d’affari. Una richiesta, fortunatamente non accolta, che ha mostrato un totale disinteresse verso gli animali. 

Il Palio astigiano si è distinto anche per la lunga e complessa vicenda giudiziaria sul doping relativa all’edizione 2014. All’epoca la Procura chiese condanne per 21 tra fantini e proprietari; in primo grado, nel 2019, i 19 imputati arrivati a processo furono assolti con formula piena “perché il fatto non sussiste”. La Corte d’Appello ha confermato le assoluzioni nel 2022, ma in virtù dell’intervenuta prescrizione, giunta appena dieci giorni prima dell’udienza, mentre in dibattimento erano emersi dubbi sulle modalità di prelievo e analisi dei campioni. Nel pool di difesa c’era anche l’avvocato Luigi De Mossi, all’epoca dei fatti sindaco di Siena, che rappresentava i fantini Luigi ed Enrico Bruschelli.

Il punto, per IHP, è la necessità di riconoscere che i cavalli sono sottoposti a forzature, coercizioni, pressioni e pratiche contrarie alla loro natura, incompatibili con il loro benessere e produttive di gravi sofferenze. Chi organizza i palii rivendica miglioramenti delle piste e degli standard di sicurezza. Ma la mitigazione del rischio non cambia la sostanza del problema. E comunque, per quante migliorie possano essere fatte, far correre cavalli in un’arena urbana, con partenze concitate, contatti e frustate, significa accettare una probabilità non trascurabile di cadute, traumi e morte. È una roulette sulla pelle degli animali, altro che patrimonio culturale da preservare a ogni costo.

Per questo, alla vigilia dell’edizione numero 750 del Palio di Asti, IHP rinnova l’appello: abolire lo sfruttamento dei cavalli in palii, giostre e quintane e sostituirlo con rievocazioni storiche e giochi senza uso di animali vivi. Le comunità hanno diritto a celebrare la propria identità; i cavalli hanno diritto a non essere messi in pericolo per intrattenere il pubblico. L’opinione pubblica italiana è sempre più sensibile: è il momento di compiere l’unico passo coerente con la tutela animale.

IHP sarà presente, come sempre, con la sua voce per affermare un principio semplice: la tradizione non può essere una giustificazione alla sofferenza. Ad Asti, come a Siena e ovunque in Italia, la storia la facciamo noi, oggi, scegliendo di mettere fine a uno spettacolo che costa troppo agli animali.

 

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