17/01/2025
Decidevano quale cavallo far vincere corrompendo i fantini con la violenza.
Giuseppe Greco (13 anni e 4 mesi), Giovanni La Rosa (13 anni e 4 mesi), Giovanni Niosi (10 anni), Antonio Porzio (12 anni) e Giuseppe Corona (9 anni): sono queste le condanne chieste dal Pubblico Ministero che ha ricostruito il meccanismo mafioso con cui venivano gestite le corse all’ippodromo di Palermo.
I fantini erano obbligati a fare come dicevano loro: chi si ribellava sarebbe stato picchiato.
Secondo due collaboratori di giustizia, Silvio Guerrera e Manuel Pasta, i mafiosi incassavano 10-15 mila euro al mese, arrivando a punte di 400 mila euro con una sola tris.
Le indagini partono da lontano: nel 2017 il prefetto di Palermo aveva fatto scattare un’interdittiva antimafia per la Ires SpA, la società che gestiva l’ippodromo. Nel 2021 il sindaco Leoluca Orlando lo riaprì con grandi celebrazioni, dopo averne affidato la gestione alla società Sipet che ha sede a Monsummano Terme (PT).
Ad aprile scorso abbiamo appreso che l’ad della Sipet è indagato per estorsione aggravata dal metodo mafioso. L’ex consigliere comunale Mimmo Russo, arrestato per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio politico-mafioso, avrebbe esercitato pressioni sulla società attraverso Gregorio Marchese, figlio del killer di Cosa Nostra Filippo.
E di fronte a tutto questo, il 27 dicembre, nella manovra di bilancio, il governo ha stanziato altri 10 milioni di soldi pubblici per finanziare ulteriormente le corse dei cavalli: un’altra chicca del ministro Lollobrigida.
(foto: Livesicilia.it)