02/09/2021
Con questo articolo vogliamo farvi conoscere meglio AISPA, l’organizzazione anglo-italiana che da 11 anni sostiene IHP.
La Società Anglo Italiana per la protezione degli animali è un’organizzazione non-profit con sede nel Regno Unito. Ogni anno raccoglie fondi in tutto il mondo e li destina al finanziamento di associazioni che si dedicano alla protezione degli animali in Italia.
Il nostro rapporto nacque nel 2010 quando, conoscendo la realtà e la mission di IHP uniche nel loro genere in Italia, per la prima volta AISPA decise di finanziare un progetto di tutela dei cavalli e degli altri equidi.
Se in questi anni siamo andati avanti e siamo cresciuti, lo dobbiamo a chi ha creduto in noi fin dal primo momento: a tutte le persone che ci sostengono e a questa importante cooperazione con AISPA, grazie alla quale riusciamo a coprire una parte delle spese del Centro di recupero. Oggi più che mai il suo sostegno è prezioso, visto che ci troviamo ad affrontare nuove sfide impegnative in difesa dei cavalli.
LA STORIA DI AISPA
Nel 1890, poco più che ventenne, Leonard Hawksley si imbarcò come molti suoi conterranei in un viaggio in Italia, ancora ignaro del ruolo che il futuro gli avrebbe riservato come pioniere della protezione animale nel Paese.
Sin dal suo arrivo a Napoli, Hawksley non poté non notare i maltrattamenti agli animali. Cavalli e muli erano spronati senza tregua, costretti da morsi rinforzati con chiodi e percossi incessantemente. Proprio a Napoli decise così di intraprendere i primi passi nella riforma della Società napoletana contro la crudeltà verso gli animali trasformandola nella Società napoletana per la protezione degli animali ed assumendone la guida dal 1909. Nel 1901 Hawksley si fece carico di organizzare anche un gruppo di 40 ispettori a Roma. In giro per la penisola il suo attivismo destò non pochi problemi e gli costò caro al punto che, avendo sfidato il crimine organizzato, fu aggredito riportando considerevoli traumi e tristemente perse l’uso della vista da un occhio.
Hawksley non era un semplice attivista ma si distinse come brillante riformista e si batté per anni per l’introduzione di leggi a protezione degli animali. Nel 1912 fu testimone della normativa che bandiva gli sport violenti e allo scoppio della prima guerra mondiale ebbe un ruolo fondamentale nella fondazione della Croce blu italiana e di 22 ospedali veterinari, lavorando sul campo per salvare le vita di migliaia di cavalli e muli.
Hawksley pagò un alto prezzo per i lunghi anni di battaglie e nel 1931, all’età di 58 anni, sfiancato dall’impresa decise di tornare in Inghilterra dove si spense nel 1948. In Italia lasciava un’eredità importante: 22 associazioni per la protezione degli animali fondate da lui stesso o attraverso il suo prezioso contributo. Nel corso degli anni, in risposta a chi lo criticava chiedendo come mai uno straniero si interessasse della tutela degli animali in un Paese che non era neppure il suo, era solito rispondere con prontezza: “Perché gli animali non hanno nazionalità”
Nel 1952 l’allora Hawksley Society for the Protection of animals and birds in Italy divenne la Società Anglo Italiana per la Protezione degli Animali.
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