Peppy è un simbolo di tutto ciò che non funziona ma anche di una bellissima rinascita. Siamo riusciti a salvarlo da anni di indifferenza e sofferenza. Peppy è un soprannome che abbiamo scelto per accorciare quello riportato sul passaporto, lungo e complicato, indizio di un’alta genealogia di cavalli usati nella monta americana. Lo abbiamo seguito per anni, vedendolo diventare sempre più magro e debole, senza riuscire ad intervenire perché per i veterinari pubblici le sue sofferenze non erano sufficienti a certificare il maltrattamento e consentirci di intervenire per sottrarlo al proprietario, curarlo e salvarlo. La storia di Peppy dimostra quanto il sistema di tutela degli animali in Italia sia in realtà guidato da superficialità, incoscienza e indifferenza. Alla fine siamo riusciti a toglierlo da una situazione che lo stava portando a morire di stenti. Per anni abbiamo dovuto assistere alla sua sofferenza. Lo abbiamo recuperato magrissimo e debole, ridotto a uno scheletro, quasi non riusciva a camminare per il dolore agli arti anteriori. Peppy però aveva anche un grande orgoglio e tantissima voglia di vivere. Portato al Centro, ha ricevuto subito le visite dei veterinari (che non aveva visto per anni) e le prime cure. Il suo recupero è apparso quasi miracoloso. Oggi è rinato: è ingrassato, ha il pelo lucido e morbido, ha sviluppato i muscoli. È vivo, libero, felice.
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