...i miei tesori non luccicano né tintinnano,
essi brillano nel sole e nitriscono nella notte...

 

 

Bice e Nanà

<< Bice e Nanà hanno bisogno di una nuova casa. Non è facile raccontare la loro storia, che si mescola inevitabilmente con la mia.

Sono la figlia di un macellaio. Ricordo da bambina la vergogna che provavo: io che amavo così tanto gli animali che, nel mio profondo, volevo salvarli tutti, mi ritrovavo in una famiglia come "quella"… un percorso difficile, un percorso doloroso ma che, grazie a questi cavalli, a questo branco che ho visto formarsi e poi sgretolarsi mi ha portato sulla strada della guarigione.

Quando sono arrivate la mamma e la nonna di Bice e Nanà io ero una bambina. Ricordo la mia felicità di quel momento: erano bellissime e dolcissime, Furia e Violetta, queste due enormi creature dal pelo dorato e la criniera color cioccolato. Erano di un signore che viveva in un paese vicino. Lui era anziano ormai e non poteva più curarle, le aveva addestrate a tirare un carretto per aiutarlo nella vita nei campi. Veniva spesso a trovarle per accertarsi che stessero bene.

Poco tempo dopo arrivò l'amore della mia vita, il papà di Bice e Nanà: si chiamava Pippo, un meraviglioso stallone dal pelo blu lucente, così forte e così presente. Avevo un rapporto speciale con lui, un rapporto profondo. Mentre scrivo scendono le lacrime, nel ricordo vivido nel mio cuore anche se sono passati tanti anni. Difficile sopportare e difficile da raccontare. Era un cavallo eccezionale, fiero e dal cuore grande.

Lo scopo di mio padre era creare un piccolo allevamento per la macelleria. Iniziarono a nascere i puledri che, arrivati ad un certo punto di maturità, venivano portati via su quel grosso camion per non tornare più: quanta sofferenza, quanta rabbia che mi son portata dentro. 

Crescendo, ho iniziato a prendermi cura di tutti questi cavalli che ai miei occhi non venivano tenuti nel migliore dei modi: e così l'amore per loro è cresciuto, non erano solo carne da macello, come qualcuno li vedeva e li vede tutt'oggi, erano esseri senzienti, esseri estremamente sensibili.

Purtroppo, con le mie sole forze non li ho potuti salvare tutti, ne ho visti andarsene 11. Undici meraviglie, che ho visto crescere e che ho curato con tanto amore, se ne sono andate da questo mondo nel modo più atroce. Con la morte di Pippo (avevo 24 anni) è nata in me una forte svalutazione, il non essere riuscita a salvarlo mi ha destabilizzato tantissimo, ricordo di aver fatto un periodo lunghissimo a letto a piangere, il lutto più forte di tutta la mia vita che mi ha portato alla malattia. 

Lì ho toccato il fondo. Dalla sofferenza, o ti fai distruggere o ti rialzi e, grazie a lei, ti plasmi e ti rinnovi. Quello che è successo dopo forse non tutti lo possono capire, ma ho rivisto la rabbia che portavo dentro e l'ho trasformata.

C'è voluta tanta costanza e tanta pazienza. Ho cambiato la mia alimentazione e ho iniziato a vedere il mondo con una visione e uno sguardo totalmente diverso. Ho salvato le ultime due rimaste del branco, Bice e Nanà, le ho viste nascere tutte e due e le ho viste crescere, sono con me da 19 anni, per scelta non le ho mai addestrate alla sella perché vedevo anche quello come uno sfruttamento, ma ho partecipato a vari corsi per capire il linguaggio dei cavalli.

Bice e Nanà sono due sorelle, sono cresciute in libertà, sono dolci e tranquille, hanno avuto una meravigliosa nascita, per qualche anno hanno vissuto nel loro branco. 

Grazie a loro ho fatto pace con il passato, con mio padre e con me stessa. La vita porta molti cambiamenti: ora le nostre strade si divideranno, ma con tanta gratitudine nel cuore. 

Per motivi familiari mi sono trasferita e non riesco più a prendermi cura di loro: purtroppo non ho la possibilità di portarle con me. Attualmente le cura come può mio padre ma, ormai ottantenne, ha molte difficoltà. 

Spero tanto che qualche anima buona se le prenda sotto l'ala e mi aiuti in questa impresa. Cerco una nuova casa piena d'amore per loro.>>

Carol