...i miei tesori non luccicano né tintinnano,
essi brillano nel sole e nitriscono nella notte...

 

 

Macellazione dei cavalli: commento dell’Italian Horse Protection alle dichiarazioni della principessa Anna d’Inghilterra

21/11/2013

(19 novembre 2013)

Giovedì scorso l’Italian Horse Protection è stata invitata dal World Horse Welfare alla propria conferenza annuale a Londra, intitolata Horses in the Next Generation.

In generale è stato molto interessante ascoltare interventi autorevoli di persone provenienti da diversi settori di interesse. E’ stata una preziosa opportunità di conoscere meglio e più direttamente una delle più grandi associazioni mondiali di protezione dei cavalli, con cui l’IHP ha stretto un dialogo da qualche tempo.

Tra i discorsi tenuti, ha fatto molto scalpore quello della principessa Anna, presidente di WHW, ripreso da tutte le principali testate giornalistiche, anche in Italia: in un passaggio chiave del suo intervento, infatti, ha dichiarato che incentivare il consumo di carne equina potrebbe tradursi in un bene per gli stessi cavalli. La Principessa ha spiegato questa dichiarazione dicendo che in Inghilterra ci sono oggi oltre 7000 i cavalli a rischio di abbandono, a causa della crisi e dell’impossibilità per i proprietari di mantenerli: il rilancio del commercio di carne di cavallo darebbe agli animali un maggior valore finanziario e pertanto i proprietari sarebbero indotti ad averne cura, piuttosto che ad abbandonarli.

Premesso che si trattava di un ragionamento e non di una proposta, né di una posizione ufficiale del WHW, a nostro parere è un discorso che certamente non fa una grinza dal punto di vista commerciale/finanziario, in linea con una delle classiche regole di mercato: più una cosa ha valore, più te ne prendi cura, nella speranza di poterla prima o poi vendere con il maggior utile possibile.
Ma qui ci sono due aspetti fondamentali che cambiano completamente lo scenario, e che un’associazione blasonata come il WHW non può dimenticare.

Sotto il profilo etico, stiamo parlando di esseri senzienti e non di prodotti: il che ci dovrebbe impedire di basare il ragionamento solo sull’utilizzo, e quindi sulla scelta del “minore dei mali” quando usarli non è più possibile e bisogna sbarazzarsene.

Guardando invece agli standard di benessere, la realtà dei fatti ha già smentito in partenza l’ipotesi su cui si basa il ragionamento della Principessa: infatti, nei Paesi dove il consumo di carne equina è alto ed il prezzo superiore a quello di altre carni (Italia su tutti in Europa, ma anche Francia, Belgio, e poi Russia, Canada, Messico), non c’è alcuna evidenza che i cavalli siano trattati meglio rispetto ai Paesi dove il consumo è basso o inesistente.

Le strade per evitare il disastro a cui assistiamo oggi sono altre (del resto, alcune di queste già praticate da anni con merito dal World Horse Welfare): disincentivare gli allevamenti, responsabilizzare i proprietari, istituire procedure di abilitazione al possesso di equidi previo superamento di esami, punire i maltrattamenti e gli abbandoni con leggi più severe, avere un’anagrafe vera e trasparente e un database europeo unico degli equidi che li renda tracciabili, vietare la macellazione e porre fine alla commistione tra cavalli sportivi e cavalli da macello.