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Operazione "Mani in pasta": i tentacoli della mafia sull’ippica. Di nuovo.

15/05/2020

L’operazione “Mani in pasta”, che nei giorni scorsi con un maxi blitz della Guardia di Finanza coordinato dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo ha portato a 91 arresti in Italia, ribadisce ciò che è noto da decenni: il legame fra criminalità organizzata e sfruttamento dei cavalli.

Al centro dell’operazione, le famiglie mafiose Ferrante e Fontana di Palermo, che erano di casa in diversi ippodromi italiani, attraverso uomini di loro fiducia. Fra i “beni” raggiunti dalle misure di sequestro preventivo emesse dal Gip del Tribunale di Palermo anche 12 cavalli.

“Purtroppo non possiamo dirci stupiticommenta il presidente di IHP, Sonny Richichi -. “I legami tra criminalità organizzata e sfruttamento dei cavalli sono noti da decenni. Sebbene si pensi solo al fenomeno delle corse clandestine, in realtà tutto quello che produce soldi rientra nella sfera di interesse dei clan. Non ci sorprende affatto, dunque, la notizia che vi siano corse truccate e riciclo di denaro nella compravendita di cavalli”.

Tra le varie ipotesi di illecito formulate dalla DDA siciliana, ci sono anche le corse truccate negli ippodromi italiani, operate dopando i cavalli oppure minacciando i fantini avversari in modo da far piazzare a piacimento il cavallo prescelto.
I proventi di questo giro di scommesse venivano poi riciclati in attività di ogni genere, comprese gioiellerie e non solo: pare che una parte del riciclaggio di denaro sporco avvenisse attraverso l’acquisito di puledri di razza.

“Per ora si parla esplicitamente degli ippodromi di Torino, Villanova d’Albenga, Siracusa, Milano e Modena, ma possiamo presumere che l’inchiesta possa allargarsi. E anche questo non ci sorprenderebbe”, aggiunge il presidente di IHP.
Fra le persone messe ai domiciliari nell’ambito dell’operazione “Mani in pasta”, infatti, ci sono anche due driver del trotto: Marco Spina, 32 anni, siciliano trapiantato a Follonica, e Mauro Paruffati, trevigiano. Sono accusati di truffa aggravata ai danni del Ministero delle Politiche agricole e di aver concorso ad agevolare l’associazione mafiosa nel perseguimento dei suoi scopi criminali, nel caso specifico le scommesse sulle corse dei cavalli. Secondo gli inquirenti, avrebbero ricevuto indicazioni da esponenti dei clan per ’pilotare’ l’esito di corse a cui hanno partecipato.

Dall’inchiesta, che ha portato anche al sequestro di 12 cavalli, è emerso che l’uomo di riferimento della cosca nel mondo dell’ippica era Mimmo Zanca, già arrestato in passato e incaricato di gestire la combine all’interno degli ippodromi, corrompendo e minacciando chi si opponeva.

“Fino a quando sarà ammesso lo sfruttamento dei cavalli per fini cosiddetti sportivi e contro la loro natura, queste cose accadrannoconclude Richichi -. Far soffrire gli animali in molti casi significa sostenere e arricchire le mafie. Il cambiamento culturale necessario per combattere il crimine organizzato passa anche dal rispetto dei cavalli”.


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Tutti i nomi degli arrestati

Mafia, scommesse e cavalli

Driver arrestato a Follonica

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