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Endurance, dati inquietanti svelano abusi sui cavalli

06/09/2019

Li ha diffusi Clean Endurance, un’organizzazione di volontari dedita a proporre miglioramenti regolamentari nelle gare della disciplina di resistenza.

Lo spunto viene da tre recenti sentenze della FEI, la Federazione Equestre Internazionale, che hanno sospeso i cavalieri coinvolti dai 12 ai 30 mesi e comminato multe dai 4 ai 9 mila franchi svizzeri.
In tutti e tre i casi veniva dimostrato che i cavalli venivano assillati, picchiati e calciati per andare più veloci in alcune gare di endurance durante la passata stagione invernale, nonostante mostrassero chiari segni di stress e stanchezza. I procedimenti dimostrano ad esempio che un cavallo, Castlebar Nato, è stato cavalcato così duramente da subire una frattura al metacarpo. Invece di essere sottoposto a eutanasia sul posto per evitare ulteriori inutili sofferenze, semplicemente è stato registrato come "zoppicante" e rapidamente portato via dal circuito.

In questo video pubblicato su YouTube è visibile Castlebar Nato (pettorale 89, minuto 3:00 circa) e anche un cavallo di nome Songbird (pettorale 32) montato fino allo sfinimento durante lo stesso evento.
Il terzo caso riguarda abusi su Radja D’Altus (Sarab) ed è visibile in questo video.

A giudicare dal dibattitto tra addetti ai lavori, questi casi sarebbero solo la punta dell’iceberg: da molti anni ci sono polemiche sull’endurance e in particolare da quando questa disciplina ha suscitato la curiosità delle famiglie reali degli Emirati Arabi Uniti. Grandi investimenti e grandi montepremi hanno rapidamente portato le prestazioni dei cavalli a livelli intollerabili. La conseguenza è stata una serie crescente di incidenti e morti, alcune delle quali orribili: nel 2015 fecero il giro del mondo le immagini provenienti da una corsa ad Abu Dhabi, dove il cavallo Splitters Creek Bundy, con entrambi gli anteriori spezzati, rimase agonizzante per oltre 20 minuti prima dell’arrivo dei veterinari.

Della maggior parte di questi incidenti non si hanno notizie ufficiali. Buona parte dei casi, culminati poi in sanzioni, vengono segnalati a posteriori, laddove nessun provvedimento viene preso sul momento dai giudici di gara.

Il termometro della nefandezza, se così possiamo chiamarlo, è dato dal fatto che a un certo punto gli stessi addetti ai lavori hanno iniziato a sdegnarsi e a chiedere con forza alla FEI urgenti modifiche regolamentari per arginare questa barbarie: infatti, non solo gli infortuni sono andati crescendo, ma anche i casi di doping.

I regolamenti però non sono ancora cambiati e le proposte di modifica in discussione, che potrebbero essere approvate per il 2020, sono giudicate insufficienti. Da dove viene questa ritrosia, o debolezza, nel limitare le velocità dei cavalli, nel garantire controlli veri a tutela degli animali, nell’introdurre la trasparenza sui dati relativi a cavalli, scuderie, giudici e veterinari, nell’imporre sanzioni adeguate, come squalifiche a vita e radiazioni invece delle ridicole sanzioni attuali?

Forse dal fatto che i ricchi e potenti sceicchi si stima che possiedano il 50% della popolazione mondiale di cavalli da endurance registrati FEI.

Secondo i dati pubblicati dal “programma antidoping e sul controllo dei farmaci” della FEI (EADCMP) la percentuale di positività sul totale dei controlli antidoping fatti durante le corse negli Emirati Arabi Uniti è dell’11,9%: praticamente 10 volte il livello riscontrato in tutti gli sport ippici nel resto del mondo. Tuttavia, sebbene gli Emirati Arabi Uniti siano considerati "ad alto rischio" dalla FEI, lo scorso anno sono stati fatti controlli in meno del 4% delle corse FEI svolte in quel Paese.

Passando dal doping ai maltrattamenti fisici, esaminando i video delle corse sono stati scovati vari gravi comportamenti, tutti segnalati alla FEI: uso di redini extra-lunghe per frustare il cavallo (bastoni, fruste e speroni sono esclusi dalle regole FEI); strizzature dell’orecchio poco prima di arrivare al controllo veterinario (si ritiene che questo induca un abbassamento della frequenza cardiaca); molte persone, più di cinque, viste alternarsi a montare lo stesso cavallo durante la gara.

Come ciliegina sulla torta c’è poi la "regola dei 30 minuti": se l’abuso non viene contestato entro mezzora da quando viene commesso, passa in gloria (fatta eccezione per il maltrattamento). Ma nell’endurance, per la caratteristica di questa gara, può capitare che giudici, veterinari e funzionari siano a 20 km o più dalla scena di un incidente.

Clean Endurance dichiara di aver fornito alla FEI le prove di 26 cavalli, dal 2014 al 2018, le cui morti il giorno dell’ultima corsa non sono state rilevate nei registri ufficiali. Da ciò deducendo che i dati ufficiali sulla mortalità siano solo una piccola parte e che molti cavalli seriamente feriti vengano portati fuori prima di essere abbattuti, per evitare penalità.

Per capire la portata del fenomeno, citiamo due provvedimenti nel recente passato: nel 2015 la FEI, a seguito di un’indagine, ha sospeso la Federazione Equestre Europea per 4 mesi e ha sospeso due suoi dirigenti per aver falsificato il risultato di almeno 15 corse
Nel 2016 la FEI ha cancellato le date del Campionato mondiale di endurance previsto a Dubai, motivando la decisione con le preoccupazioni relative al benessere dei cavalli, che in quella sede non veniva garantito.

Link alle sentenze del Tribunale FEI

Link al report finale della ESPG (gruppo di pianificazione strategica dell’endurance, creato dalla FEI nel 2013 per studiare il preoccupante fenomeno e proporre dei cambiamenti)




(foto tratte dal video pubblicato sul canale YouTube Clean Endurance)

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