...i miei tesori non luccicano né tintinnano,
essi brillano nel sole e nitriscono nella notte...

 

 

Salto ostacoli, Piazza di Siena 2019: quando l’abuso si fa elegante

15/07/2019

Le cosiddette discipline equestri, in particolare salto ostacoli e dressage, si sono sempre fatte vanto di una sorta di eleganza elitaria rispetto a ippica, palii e altre forme di utilizzo che non rientrino nella sfera magica delle federazioni equestri.
Lo scorso 25 maggio si è svolto a Roma il concorso Piazza di Siena, considerato uno degli appuntamenti più importanti dell’anno di salto ostacoli. Il clou della rassegna è stata la categoria “Sei Barriere”, la gara che in questi ultimi anni ha sostituito la prova di “Potenza”. Quest’ultima consisteva nel far saltare ai cavalli un finto muro, che si alzava progressivamente a ogni passaggio di turno e che alla fine poteva superare i due metri di altezza: una gara assurda che è sempre stata oggetto di critiche da più parti, perché considerata troppo impegnativa e pericolosa per i cavalli.

Per arginare queste critiche, dal 2015 la FISE ha sostituito la Potenza con il Sei Barriere che dunque, nelle intenzioni, rappresenterebbe l’evoluzione positiva in termini di minori prestazioni e minore sforzo richiesti al cavallo.
Ma è davvero cambiato qualcosa o siamo di fronte all’ennesima vetrina fuorviante?

Nel Sei Barriere i cavalli devono affrontare sei ostacoli in serie procedendo in direzione rettilinea. L’altezza degli ultimi quattro ostacoli è progressiva e aumenta man mano che i partecipanti concludono la loro sequenza (barrage) senza errori: quest’anno, ad esempio, nel primo barrage il 3° ostacolo era a 1,35 metri, il 4° a 1,45m, il 5° a 1,55m e il 6° a 1,75m.
Nel secondo barrage l’ultimo ostacolo è salito a 1,85m, per poi passare a 1,95m ed arrivare infine ai 2 metri.
Qui la gara si è conclusa, perché solo un partecipante è riuscito a saltare questa altezza, altrimenti sarebbero andati oltre.

Nell’ultima gara di Potenza, nel 2014, il vincitore saltò 2,10 metri. Nel Sei Barriere, queste sono state le altezze raggiunte negli ultimi 3 anni: 1,85m nel 2017; 1,95m nel 2018 e 2 metri nel 2019.
Dov’è la differenza? Solamente nel fatto che il cavallo non trova davanti a sé un muro di 2 metri ma, come dice il nome, una barriera?

Gare estreme come questa hanno un obiettivo principale: dare spettacolo, impressionare il pubblico e tentare così di avvicinare sempre più persone all’equitazione. Lo scenario, l’ambientazione, la presentazione e la cura della scenografia cercano di trasmettere un’immagine di fierezza ed eleganza e distolgono l’attenzione dal vero tema: l’evidente costrizione a cui i cavalli sono sottoposti, protagonisti forzati di un cosiddetto sport dove loro malgrado diventano degli atleti del tutto involontari.

Sia chiaro: portare un cavallo a saltare ostacoli di 2 metri non è detto che sia più invasivo che fargli fare un percorso completo di salto ostacoli con barriere di 1,50 o di 1,60 metri. Come in tutto, c’è una simbologia ad accompagnare certe scelte e il Sei Barriere rappresenta lo show in cui si manifesta la potenza del cavallo.
Quello che facciamo notare noi, invece, sono gli atteggiamenti dei cavalli (tra una tirata in bocca, un inciampo e movimenti della testa di evidente rifiuto) e le sollecitazioni a cui sono sottoposti gli arti: in questa foto, ad esempio, vediamo l’atterraggio dopo il salto di due metri. Tutto il resto è ben visibile nel video trasmesso in diretta e ancora disponibile sul web (il fermo immagine è tratto dal canale YouTube Piazza di Siena).

Ricordiamo che il concorso Piazza di Siena è considerato un appuntamento di élite, presentato pomposamente dal presidente del CONI e dal Sindaco di Roma e supportato da importanti e ricchi sponsor.

IHP da dieci anni lavora per la tutela dei cavalli e degli altri equidi che, per loro natura, non sono animali sportivi, come alcuni vorrebbero farli apparire in base a proiezioni umane. Pertanto IHP non approva né sostiene ippica, sport equestri e qualsiasi altro loro uso legato a competizioni e commercio.