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Cavalli torturati, dall’America la carne arriva in Italia

12/06/2019

COMUNICATO STAMPA – Volterra (Pisa) - 12 GIUGNO 2019

L’Europa importa carne di cavallo prodotta con la sofferenza e senza adeguati controlli

CAVALLI TORTURATI NEGLI ALLEVAMENTI LAGER E NEI MACELLI DI ARGENTINA, URUGUAY E CANADA

La denuncia nei video shock di una rete internazionale di associazioni che chiede all’UE la messa al bando


Decine di migliaia di cavalli sottoposti a maltrattamenti continui in attesa di essere macellati. La tortura è documentata dalle immagini shock di due documentari realizzati da una rete europea di associazioni in alcuni macelli in Argentina, Uruguay e Canada. Uno scenario in netto contrasto con la credenza che i cavalli oltreoceano vivano un’esistenza dignitosa in grandi praterie e che la loro carne sia sana e tracciabile. La realtà è un calvario le cui tracce vengono abilmente cancellate in occasione dei controlli annunciati dall’Ue che ogni anno importa migliaia di tonnellate di carni equine dal Nord e dal Sud America.
Sosteniamo la richiesta di bandire in tutta Europa la carne equina prodotta con la tortura” spiega Sonny Richichi, presidente di IHP Italian Horse Protection Onlus, il nodo italiano della rete di associazioni coordinata da AWF (Animal Welfare Foundation, Belgio) e TSB (TierschutzbundZürich, Svizzera) che hanno realizzato i video in collaborazione con Animals’ Angels USA. “Abbiamo l’impegno di diffondere in Italia questa cruda verità, soprattutto in un Paese come il nostro in cui il tema della macellazione dei cavalli è particolarmente delicato: il consumo di carne equina, nazionale e non, è alto ed è importante che i consumatori siano consapevoli di ciò che può arrivare nel loro piatto, in termini sia di etica sia di salute. Siamo contrari a ogni forma di sfruttamento dei cavalli e degli altri equidi e alla loro macellazione: nell’immediato, con questa campagna europea, ci poniamo l’obiettivo di porre fine all’importazione di carne di cavallo prodotta attraverso torture e in carenza di controlli.”

Le immagini filmate in Argentina e in Uruguay mostrano che il calvario dei cavalli destinati alla macellazione inizia con la vendita all’asta, dove gli animali restano ammassati per ore senza acqua né cibo in attesa di essere smistati e condotti con la forza verso carri bestiame inadeguati e affollati. Quando arrivano ai centri di raccolta, in prossimità del macello, sono esausti e feriti ma questo è solo l’inizio dell’agonia. Qui rimangono, alcuni anche per mesi, senza nessuna assistenza veterinaria. Accanto a queste atrocità, le indagini evidenziano anche che la tracciabilità della carne in questi macelli è scarsa, perché vengono accettati animali senza marchiatura o con marchiature fresche; di fatto sono privi di identità e di garanzie per la salute. Le immagini dimostrano inoltre che in occasione dei controlli annunciati dell’UE i macelli si preparano in anticipo cancellando le tracce di ciò che normalmente avviene.

Non va meglio in Canada. La protezione dalle intemperie è pressoché inesistente, il terreno è coperto di escrementi, ghiacciati d’inverno e sciolti nel fango d’estate: anche il semplice camminare o stendersi a riposare è fonte di dolore. Il fieno è congelato, l’acqua sporca; le ferite si infettano e non vengono curate. Chi non ce la fa viene lasciato morire, eutanasia e terapie non sono prese in considerazione. Le cavalle gravide abortiscono nel disinteresse generale e i puledri che riescono a nascere muoiono poco dopo per assideramento a temperature che possono toccare i -30 gradi. Qui, per la normativa europea, i cavalli che arrivano dagli Stati Uniti devono restare in quarantena per sei mesi: un’agonia che sembra non finire mai.

L’Italia, secondo i dati Atlas Media del MIT, è il principale importatore mondiale di carni equine in termini di valore con il 23% dell’interscambio globale (436 milioni di dollari nel 2017). Tra i Paesi di provenienza extra UE, secondo Eurostat, nel 2018 l’Argentina ha rifornito direttamente l’Italia con 2.572,80 tonnellate di carne equina. L’Italia non importa direttamente né dal Canada né dall’Uruguay, nazioni che tuttavia riforniscono diversi Paesi europei che a loro volta intrattengono con l’Italia intensi scambi commerciali: il Belgio (3.281 tonnellate di carne equina esportate in Italia nel 2018), la Francia (1.459) e l’Olanda (503). Nel 2018 il Belgio ha importato ben 2.735 tonnellate di carne dall’Argentina, 850 dall’Uruguay e 24 dal Canada; la Francia 473 tonnellate dall’Argentina, 180 dal Canada e 88 dall’Uruguay; l’Olanda ha importato 3.514 tonnellate di carne equina dall’Argentina, 2.797 dall’Uruguay e 113 dal Canada. Esiste quindi il rischio concreto che una quota delle carni importate in Italia da Paesi del mercato libero europeo arrivino anche dagli allevamenti oltreoceano di cui si denunciano sia la brutalità verso gli animali vivi sia la frode nella tracciabilità delle carni macellate. I consumatori italiani non sanno cosa finisce nel loro piatto.

Le associazioni denunciano la situazione fin dalle prime indagini nel 2012. Da allora gli importatori hanno dichiarato che avrebbero affrontato e risolto le criticità; per farlo hanno aderito a “Respectful Life”, un progetto lanciato dalla federazione belga del commercio di carni FEBEV, che riporta il miglioramento dei controlli e degli standard; all’iniziativa aderiscono anche importatori italiani. “Le nuove immagini girate tra l’estate 2018 e i primi mesi del 2019 dimostrano che i cavalli continuano a essere torturati sistematicamente” dichiara la project manager Sabrina Gurtner, Animal Welfare Foundation.

Di fatto nulla è cambiato e le associazioni chiedono ora all’UE lo stop all’importazione di carne equina prodotta con la tortura.

 

 

Cartella stampa

 

 

 

 

Trailer (YouTube):
Nordamerica
Sudamerica

 

 

 

 

Video completi (YouTube):
Nordamerica
Sudamerica

 

 

 


La pagina della campagna in Italia

 

 

 

Italian Horse Protection Onlus è un’associazione indipendente fondata nel 2009. Ha sede a Volterra (Pisa) e opera sul territorio nazionale per la tutela dei cavalli e degli altri equidi. Lavora contro gli abusi e i maltrattamenti e a favore di un cambiamento normativo e culturale che porti al riconoscimento dei loro diritti, anche attraverso la divulgazione scientifica. Nel rispetto dei propri valori associativi, IHP è contraria a ogni forma di sfruttamento dei cavalli e degli altri equidi e alla loro macellazione. Inoltre si occupa del salvataggio e del recupero psicofisico di equidi maltrattati e posti sotto sequestro giudiziario che ospita presso il proprio Centro di recupero, il primo a essere riconosciuto in Italia con Decreto dal Ministero della Salute il 23 dicembre 2009.

Contatti per la stampa:
- Elisa Munafò, Comunicazione IHP: e.munafo@horseprotection.it - 347 4874306
- Sonny Richichi, Presidente IHP: 328 6229264 - 0588 323307 - 327 9041393