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La frusta, facciamo chiarezza su un'usanza becera da abolire

  • Veterinaria

di Emanuela Valle, medico veterinario ippiatra.

La frusta: facciamo chiarezza su un’usanza becera da abolire

Con gli ultimi avvenimenti sui campi di gara si è parlato molto di utilizzo della frusta e, per confermare la disonestà di questo gesto, vorrei provare a sintetizzare cosa dice la scienza, perché solo lei può tutelare davvero il cavallo.

In letteratura sono ormai quasi 20 anni che i ricercatori hanno iniziato a identificare gli effetti della frusta sul cavallo. 

Un primo studio del 2004 condotto sulle corse in piano ad ostacoli ha identificato l'uso della frusta come potenziale fattore di rischio per le cadute del cavallo durante la corsa, tanto che gli stessi autori, forse tra i primi, suggerivano “corse senza frusta”.

È poi con gli studi australiani che questa prima osservazione sulla inefficacia della frusta come “aiuto necessario” viene confermata. 

Il gruppo del prof. McGreevy, esperto di benessere e comportamento del cavallo, in effetti ha provato - dati alla mano - che il maggiore uso della frusta non era associato a variazioni significative di velocità e neppure è predittivo di un miglior piazzamento all’arrivo, anzi è un aiuto controproducente non solo per il risultato ma soprattutto per il benessere del cavallo. E così pian piano nel mondo delle corse, dove la frusta è una tradizione considerata necessaria, finalmente nascono regolamenti sull’uso della frusta e corse senza frusta.  

Ma come è possibile? La tanto amata frusta utilizzata per “raddrizzare” e spronare il cavallo in realtà non sembra dare gli effetti desiderati nemmeno nelle corse dove, a rigor di logica umana, usare la frusta è uguale a incitare il cavallo a correre di più. 

Bè questo è quello che pensiamo noi, sicuramente deviati da film di cowboy agguerriti e tradizioni purtroppo legate alla necessità di punire l’animale. Quello che confermano gli studi scientifici è invece l’esatto contrario. 

Una frustata ha effetti davvero deleteri sul cavallo sia dal punto di vista fisico che psicologico. Quello più intuibile è sicuramente il dolore. Se vogliamo fare un paragone, pensiamo ad esempio a qualche sonoro scapaccione (che per i bambini dei miei tempi erano quasi la normalità). Quei momenti, sono sicura, li ricordiamo tutti: perché dolore ed emozioni negative rimangono ben impresse nella nostra mente e questo vale anche per il cavallo.

La sua pelle infatti è molto sensibile. I recentissimi studi di Tong et al., 2020 mostrano che, sebbene la pelle del cavallo sia un po’ più spessa della pelle umana, questo non la isola dal dolore. Infatti lo strato epidermico superficiale è riccamente innervato e sono presenti tutte le strutture anatomiche deputate alla percezione del dolore come accade nell’uomo. 

 

leggi di più sulle componenti istologiche del tessuto epidermico del cavallo

Lo scopo della fitta rete nervosa cutanea superficiale è facilmente comprensibile se pensiamo al fatto che sono in grado di sentire una minuscola mosca appoggiarsi sul loro imponente corpo. Insomma, se sono in grado di sentire un piccolo insetto, perché non dovrebbero sentire l’effetto di una frustata? 

La pelle del cavallo è così sensibile da sentire anche una piccola mosca 

Una sonora frustata ha una forza incredibile. Alcuni studi hanno valutato una forza di impatto fino a 55 netwon, unità di misura della forza che equivale a 5.5 dei cosiddetti chilo-forza. Una tale forza determina lesioni gravi e non importa che la frusta sia del tipo “padded” ovvero imbottita e omologata nella porzione terminale. L’impatto poi non sempre è sul posteriore e spesso avviene sull’addome, tutte porzioni corporee estremamente sensibili e delicate.

 

Non pensiamo che questi problemi siano legati solo al mondo delle corse, perché anche nel mondo dell’equitazione classica sono presenti. Lesioni come sanguinamento, gonfiori e abrasioni sono riportate da uno studio condotto da Uldahl e Clayton, ma sono facilmente intuibili già dall’analisi delle yellow card FEI (la yellow card è il cartellino che viene dato in caso di ammonizione in seguito alla violazione di norme del regolamento FEI). Tra queste si annovera anche l’eccessivo uso della frusta come abuso sul cavallo. Basta navigare sul sito FEI per vedere quanti cavalieri hanno ricevuto quest’ammonizione proprio per queste ragioni

 

Questo è il lato più difficile da accettare, perché sui campi di gara e in nessun luogo un abuso deve essere permesso. Ma se questo ancora capita, credo sia legato alla scarsa conoscenza dell’animale e alle sue capacità di apprendimento. Infatti, oltre alla questione fisica già di per sé molto grave, ci sono gli effetti psicologici che sperimenta il cavallo quando viene frustato. La necessità di frustare il cavallo, vuoi per farlo correre o saltare di più, vuoi per fargli imparare la lezione è una idea solo nostra. 

Nella sua mente, sonore frustate in dirittura di arrivo o in prossimità di un salto non sono un’incitazione a far bene, ma uno stimolo avversivo che non fa altro che causare dolore e paura che di certo non facilita l’apprendimento.

Non è pensabile che il cavallo discrimini l’utilizzo della frusta utilizzata in questi modi e capisca che debba portare a termine il compito richiesto. Con ogni probabilità il suo stato d’animo sarà legato alla paura: questa determina risposte di fuga, ipereccitazione mentre in altri casi determina il cosiddetto freezing che si manifesta con un vero “congelamento” dell’animale che appare bloccato e incapace di fare qualsiasi azione. 

Dolore e paura sono emozioni negative che non aiutano nella comunicazione con il cavallo. Esse non creano le condizioni necessarie per la comunicazione, l’apprendimento positivo ed efficace. 

 

Da sapere:

  • la pelle del cavallo è sensibile come quella dell’uomo al dolore
  • anche una sola frustata può essere così forte da creare lesioni fisiche
  • una o più frustate creano nel cavallo uno stato di paura ed agitazione che non gli permette di imparare nulla 
  • frustare un cavallo non è mai giustificabile in nessun contesto 

 

Bibliografia:

  • McGreevy P., et al., (2013). A note on the force of whip impacts delivered by jockeys using forehand and backhand strikes. Journal of Veterinary Behavior, 8(5), 395-399. link
  • Tong L., et al., (2020). A Comparative Neuro-Histological Assessment of Gluteal Skin Thickness and Cutaneous Nociceptor Distribution in Horses and Humans. Animals, 10 (11), 1-15. link
  • Evans D and McGreevy P. (2011). An investigation of racing performance and whip use by jockeys in thoroughbred races. PLoS One, 27, 6(1), e15622.
  • Hood, et al., (2017). Whip Rule Breaches in a Major Australian Racing Jurisdiction: Welfare and Regulatory Implications. Animals, 7(1), 1-25. link
  • Pinchbeck G. L., et al., 2004.  Whip use and race progress are associated with horse falls in hurdle and steeplechase racing in the UK. Equine Veterinary journal, 36(5), 384-389.
  • Thompson K., et al., (2020). Is Whip Use Important to Thoroughbred Racing Integrity? What Stewards Reports Reveal about Fairness to Punters, Jockeys and Horses. Animals, 10(11), 1-13. link
  • Uldahl M., Clayton H.M. 2019. Lesions associated with the use of bits, nosebands, spurs and whips in Danish competition horses. Equine Veterinary journal 51(2):154-162